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A Cardinale, area interna della provincia catanzarese, si è rinnovata la festa della Carusa, consueto appuntamento annuale per la tosatura delle pecore.  Un’occasione per riflettere su prospettive di sviluppo per l’impiego della lana e sulla promozione del territorio.

 Al tavolo dei relatori: Nigel Thomson, Glykeria Thymiakou, Marziale Battaglia, Giacomo Giovinazzo, Filippo Mancuso, Giuseppe Rotiroti

Le tradizioni di un luogo ne rappresentano la ricchezza culturale e sociale.

Ne definiscono l’identità.

Dal punto di vista del turismo esperienziale rappresentano quel carattere di attrattività che fa la differenza e che consente di far vivere una realtà locale ai visitatori in vari momenti dell’anno.

Nei territori di di Cardinale e Torre di Ruggiero, nella provincia di Catanzaro, area di elezione della nocciola  Tonda di Calabria, un posto di primo piano, spetta alla festa della Carusa, un rito antico che rappresenta un momento fondamentale di confronto tra allevatori del settore zootecnico ed al contempo un momento di convivialità.

L’appuntamento si è rinnovato a Cardinale, presso la Fattoria didattica Rotiroti, quale tappa del programma di iniziative previste nel progetto di cooperazione transnazionale “Alias”, promosso dal partenariato composto da Gal Serre Calabresi (capofila), Gal Trikala dalla Grecia, Gal La Serena dalla Spagna, beneficiari del progetto, e dai partners associati Ardelaine, cooperativa francese, Escuela de Pastores de Extremadura dalla Spagna e Arsac.

 

 

La tematica

Se un tempo per allevatori e per intere famiglie il vello della pecora rappresentava una fonte di economia, oggi costituisce un costo. Se la lana italiana ha avuto un passato importante, altri materiali spesso di origine sintetica per praticità d’uso ne hanno soppiantato gli impieghi, così come altri Paesi hanno il predominio sul mercato.

All'opera il maestro tosatore Claudio Filisetti

Eppure si parla di milioni di ovini che pascolano nei territori del Belpaese, la tradizione rurale dei pastori è ancora molto radicata, ma la lana tosata rimane spesso invenduta. Le lavorazioni artigianali non possono fornire una risposta adeguata.

D’altro canto se la lana non trova un canale di vendita, secondo la normativa europea deve essere smaltita come un rifiuto speciale.

Ma quali le condizioni devono esserci e quali caratteristiche deve avere la lana per ritagliarsi un suo spazio nel mercato? Considerazioni che sono state oggetto di più momenti di riflessione nel corso della manifestazione, in un confronto a più voci, che ha registrato l’intervento di autorevoli rappresentanti istituzionali ed esperti del settore.

 

Il progetto

Il progetto di cooperazione transnazionale “Alias - Allevamento, Impatto Ambientale, Trasformazione”, ha illustrato la responsabile Nathalie Iofrida, «ha come obiettivo la valorizzazione degli scarti di lana prodotti dall'allevamento degli ovini, ed eventualmente, caprini, da carne e da latte, nelle aree di appartenenza dei Gal partner.

Della lana prodotta in Europa, il 25% viene utilizzato in ambito tessile, mentre il 75% costituisce uno scarto, con ovvie ripercussioni economiche ed ambientali».

L'onerosità della gestione degli scarti può disincentivare la pratica di una delle attività tradizionali e storiche delle aree rurali e particolare attenzione richiede la problematica dello smaltimento quale rifiuto speciale. L'economia circolare rappresenta uno dei tentativi più recenti di concettualizzare l'integrazione delle attività economiche, il benessere sociale e la salvaguardia ambientale in maniera sostenibile.

Ed è proprio in un'ottica di economia circolare che il progetto di cooperazione Alias vuole trovare e promuovere soluzioni sostenibili ed innovative per la gestione e valorizzazione degli scarti di lana, per farli ritornare ad essere una risorsa come lo erano un tempo.

Nathalie Iofrida ha evidenziato: «Vogliamo conoscere quali sono le peculiarità delle lane locali. Ci sarà una ricognizione degli allevamenti sul nostro territorio e vogliamo realizzare attraverso questo progetto degli studi di fattibilità, delle valutazioni di tipo sia economico che ambientale per verificare quali possano essere i possibili scenari di recupero della lana».

Il progetto ha previsto una serie di meeting e giornate di studio. Nell’ambito dello stesso è stato previsto un corso teorico-pratico sulle tecniche di tosatura, lavaggio, cardatura, tintura e filatura.

L’avvio, presso l’Azienda agricola Rotiroti, con le prove pratiche di tosatura per il miglioramento qualitativo della lana con la presenza dell’esperto, Claudio Filisetti, proveniente da Bergamo, e il seminario sulla valutazione qualitativa dei velli di lana vergine curato da Nigel Thomson del Consorzio Biella The Wool Company. Il corso proseguirà, nei prossimi giorni, presso la sede Arsac di San Pietro Lametino (Cz).

 

 La tradizione

Pastori custodi del territorio e delle tradizioni come quella della festa della Carusa, ritornata dopo due anni di assenza per la pandemia. “Carusa” è un termine dialettale che letteralmente significa “tosatura”, «un’operazione necessaria agli ovini per affrontare il caldo della stagione estiva, funzionale a garantire il benessere e l’igiene degli animali.

La tosatura tradizionale con le cesoie

La tosatura avviene, ogni anno, in primavera. Nelle zone marine s’inizia nel mese di maggio, in alcuni luoghi anche ne mese di aprile. In montagna, in genere, si provvede nel mese di giugno» come spiegato da Giovanni Rotiroti dell’azienda agricola ospitante.  

La festa, che si tiene contestualmente alla tosatura, si tramanda da secoli.

«Ancora oggi – ha illustrato ¬  la nostra realtà raduna allevatori da tutto il comprensorio. È un evento molto importante per scambiarci informazioni relative alle nostre aziende, perché si sta assieme, si consolidano collaborazioni.

La mutualità di aiuto tra i pastori è un elemento caratterizzante di grande valore, oggi perché i pastori sono di meno che in passato, un tempo perché le operazioni avvenivano manualmente, per la gestione di grandi numeri di capi richiedevano molto più lavoro e il coinvolgimento di un maggior numero di tosatori, tali anche per professione.

Si distribuivano le giornate in un calendario in modo che da ciascuna azienda si potesse andare ad aiutare nelle altre».

Si procedeva alla tosatura la mattina, alla quale seguiva una grande festa. Si bolliva una pecora e veniva offerto un pranzo a base dei prodotti locali di produzione propria. Un modo anche per valorizzare le peculiarità gastronomiche del territorio, prodotti caseari in primis.

Un aspetto riproposto nel corso della manifestazione con la degustazione offerta dal Gal Serre Calabresi.

«Primario anche l’obiettivo, attraverso la festa – ha aggiunto Rotiroti ¬ di raggiungere i giovani, far conoscere questo mondo che per un periodo è stato considerato desueto e che ha registrato un allontanamento. Si è impegnati tutti i giorni, domeniche e feste comprese, ma si può dimostrare che è un lavoro con il quale si può stare bene e ottenere delle belle soddisfazioni, se piace e se portato avanti con volontà e amore verso gli animali».


Il dibattito

Marziale Battaglia, presidente del Gal Serre Calabresi ha descritto le finalità del partenariato transazionale, voluto per promuovere «lo scambio di   buone pratiche con chi ha affrontato il problema prima di noi. In Spagna o in Francia i pastori guadagnano dalla lana, la vendono alle aziende che la trasformano. I nostri pastori devono invece pagare per smaltirla.

Nigel Thomson durante il seminario per la valutazione della lana

Grazie ai fondi della programmazione europea, questa manifestazione rappresenta un primo step per incentivare gli allevatori, anche perché si sta perdendo quella che era una grande tradizione. Basti pensare, già, come qui a Cardinale c’è una realtà pastorizia centenaria.  Faremo una mappatura degli allevatori nel nostro territorio, per sostenerli nel trasformare ciò che rappresenta una spesa in economia circolare, in un’entrata ed in un’opportunità di sviluppo».

Una finalità condivisa, così come la speranza «di trovare insieme delle soluzioni per poter valorizzare questa risorsa e per migliorare la consapevolezza degli allevatori riguardo alle potenzialità di questo sottoprodotto» da Glykeria Thymiakou, responsabile del progetto di cooperazione per il Gal Trikala.

Secondo Luigia Angela Iuliano, direttrice del Centro sperimentale Arsac di Lamezia Terme, il ritorno all’uso della lana richiede un cambio di mentalità. Ha informato sul lavoro di ricerca già condotto ed ha espresso l’auspicio che tra un anno si possano avere i primi prototipi tessili e realizzare una sfilata di moda.

Il dirigente del Dipartimento Agricoltura Risorse Agroalimentari e Forestazione della Regione Calabria,  Giacomo Giovinazzo, ha evidenziato: la necessità di intervenire con prontezza per sostenere e per preservare l’esistenza del settore dell’allevamento ovo-caprino che maggiormente risente dei cambiamenti sociali in atto e la difficoltà di reperire manodopera specializzata. Ha sottolineato, ancora, come la riscoperta della lana, accantonata dal settore industriale a seguito del largo utilizzo di materiali derivanti dalla plastica e delle microfibre, potrebbe migliorare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente.

Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso,  si è soffermato sull’esigenza di una riflessione «per trasformare un onere per gli allevatori in un profitto. La lana potrebbe essere usata oltre che nella  linea di produzione tessile, per realizzare pannelli coibentati e isolanti.

Bisognerebbe cercare di mettere insieme tutte le risorse, per creare un centro di raccolta ed un gruppo che possa contattare altri produttori, per poter andare sui mercati nazionali o esteri e trarne un vantaggio economico».

Ha rimarcato, inoltre, l’importanza del settore agricolo per l’economia regionale, il supporto della Regione per dare riscontro all’esigenze delle aziende e la volontà «con il contributo di tutti fare in modo che anche questo settore sia all’altezza di ciò che i Calabresi e gli agricoltori calabresi si aspettano».

Tra le voci che si sono aggiunte al dibattito quella di Walter Placida, presidente di Confagricoltura Catanzaro. Riguardo l’opportunità di sviluppo che possono derivare dal mondo contadino, con le sue innumerevoli peculiarità, si è soffermato sull’importanza del coinvolgimento delle scuole, per sensibilizzare e restituire ai giovani quei sapori genuini che la grande distribuzione ha in gran parte omologato, sulla ricchezza che rappresentano le molteplici colture e varietà della Calabria.
                                                                                                                                                                               

                                                                                                                                                                            Maria Patrizia Sanzo