La mandorla che ritorna ad appropriarsi dei territori che storicamente le sono appartenuti, quelli del Sud Italia, e che sino alla fine degli anni ’50 avevano consegnato all’Italia il primato nella produzione mondiale.
Una storia che affonda le radici nell’età dei Greci e testimoniata attraverso i secoli dai riferimenti toponomastici, come “Amendolara” o “Amendolea”, è stato spiegato dall’agronomo Rosario Previtera, nel corso di un incontro tenutosi a Chiaravalle (Cz), presso il Gal “Serre Calabresi”.
Il ritorno a una coltivazione del passato, ma con un nuovo approccio, potrebbe rappresentare un ottimo sbocco per l’economia futura di diversi centri dei 35 facenti capo al Gal.
A fare la differenza le caratteristiche dei terreni che potrebbero essere interessate dal progetto: che non superino i 300 metri di altitudine, spazi aperti, esposti a Sud, sabbiosi o che facciano drenare l’acqua. Queste alcune delle peculiarità richieste, come è stato chiarito.
Un progetto, portato avanti dalla Nutfruit Italia, illustrato in sua rappresentanza da Claudio Papa, della Dolceamaro di Isernia, terzo produttore italiano di confetti.
Il fabbisogno richiede di mettere in produzione, entro i prossimi cinque anni, 3.000 ettari nel Sud Italia, con produzioni estensive che prevedono anche la filiera del biologico. Nelle linee di sviluppo, inoltre, l’impiego della produzione di 500 ettari di nocciola.
Attualmente il primato nella produzione della mandorla spetta alla California che si attesta all’80% del prodotto mondiale. Ma il prodotto italiano continua a distinguersi per qualità, come conferma anche il riconoscimento del maggior prezzo, che differenza mediamente di un euro.
Di circa 7 mila euro sarebbe l’investimento iniziale per ettaro a fronte di 10 mila euro di reddito annuo, una volta che il mandorleto sia entrato in produzione. Questi alcuni dei dati forniti dallo stesso Papa.
Il progetto prevede la creazione di una rete di imprese dal basso, con l’impiego di otto cultivar indicate in uno specifico disciplinare che le aziende potranno seguire avvalendosi di propri tecnici.
Un’opportunità per regioni come la Calabria, la Basilicata, la Puglia e la Sicilia, in grado di generare un notevole indotto in termini anche occupazionali. È stato ancora evidenziato come la coltivazione della mandola sia a basso impatto energetico.
Una prospettiva di sviluppo coerente con un bando del Gal, come dichiarato dal presidente Marziale Battaglia, e con un corso di formazione per la creazione di microfiliere di prossimo avvio. Maggiori informazioni sul progetto e sul disciplinare annesso saranno veicolate nei prossimi giorni da parte dello stesso Gal “Serre Calabresi”.
Maria Patrizia Sanzo