Una mostra d'arte in omaggio a Gian Pietro Testa, giornalista, scrittore e poeta, si terrà da sabato 2 marzo a mercoledì 20 marzo 2024 all'Idearte Gallery di Ferrara. Liniziativa giunge a poco più di un anno dalla sua scomparsa.
La mostra curata da Giorgia Mazzotti, giornalista sua allieva e specializzata in arte, è organizzata dall'associazione culturale Ferrara ProArt con il patrocinio di Comune di Ferrara, dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna, dell'Associazione Stampa Ferrara con il sostegno di Amsef Ferrara a tutela della memoria.
L'iniziativa è stata organizzata per documentare la memoria e un aspetto meno noto di una personalità ferrarese che ha firmato pagine importanti di inchiesta e storia nazionale, di cronaca, giornalismo e narrativa. La mostra sarà inaugurata sabato 2 marzo alle 18.
Nato nel 1936 a Ferrara, dove è morto il 7 gennaio 2023. Gian Pietro Testa è stato una firma di spicco per inchieste e reportage giornalistici a livello nazionale, Testa ha lavorato da cronista e inviato per testate quali "Il Giorno", "L'Unità" e "Paese Sera". Direttore dell'Ufficio Stampa del Comune di Ferrara dal 1985 al 1992, ha fatto parte del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna dal 1989 al 1998. È stato tra gli ideatori e promotori dell'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Bologna, insignito nel 2017 del Premio Stampa alla carriera. Negli anni ha alternato la pubblicazione di opere di poesia e di narrativa.
Oltre alle articolate e impegnate attività di scrittura, che ne hanno fatto una personalità a livello giornalistico e letterario italiano, Gian Pietro ha sempre coltivato una vena artistica.
Avvicinatosi ancora ragazzo alla pittura, l'arte è rimasta una compagna di strada per tutto l'arco della sua esistenza. Questo tipo di attività è stata mantenuta come espressione quasi privata e comunque collaterale rispetto alla scrittura. In qualche occasione i quadri sono stati anche esposti, e un suo lavoro pittorico è conservato nelle collezioni delle civiche Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.
Gian Pietro Testa nel suo studio - foto Giorgia Mazzotti |
Nell'abitazione di Testa e in quelle di alcuni amici sono raccolti lavori che vanno dagli anni giovanili fino ad almeno il primo decennio del Duemila.
In accordo con l'erede, il figlio giornalista Enrico Testa, si è pensato di rendere pubblica la conoscenza di queste opere, che illuminano in parte l'attività che svolgeva, ma la allargano a un versante più intimo, culturale e sociale.
La mostra "Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere" raccoglie una serie di opere a tema prevalentemente femminile. L'artista-letterato attinge a piene mani e sa fare sue le opportunità e le affinità che incrocia sulla sua strada e verso le quali si pone con atteggiamento curioso, anticonformista e creativo.
Caso esemplare di suggestioni introiettate per essere poi autonomamente sviluppate è quello della pittura di Filippo de Pisis, artista ferrarese, di cui la città di Ferrara conserva ed espone una ricca collezione di opere, custodite nelle civiche Gallerie d'arte. Il paesaggio marino d'impronta metafisica si trasforma sul cavalletto di Testa in una piccola tela, per poi allargarsi e diventare lo sfondo per figure di donna. Distese o sedute, esposte all'aria, al sole e al sale, le protagoniste dei quadri sono affiancate quasi sempre dalla presenza di oggetti di apparente consumo, dove spicca un'etichetta nello stile della presenza di una marca commerciale in un'opera della pop art.
Le colorazioni ombrose e impastate di terra, tipiche del celebre pittore ferrarese dal tratto stenografico, prendono nei lavori di Gian Pietro Testa le tonalità squillanti delle opere d'arte pop: rosa, celeste e blu, con sprazzi giallo limone e rosso. Oltre alla citazione di un elemento che sembra preso dal mercato come l'adesivo sul contenitore, la scelta di colori vivaci e la ripetitività di un tema rimandano all'arte moderna statunitense. E sono elementi distintivi rintracciabili in particolare nei lavori di Andy Warhol. L'artista americano, peraltro, a Ferrara era venuto di persona nell'autunno del 1975, in occasione della mostra organizzata a Palazzo dei Diamanti dall'allora direttore Franco Farina, al quale si devono le tante rassegne e operazioni artistiche anticipatrici.
Il tema ricorrente in Gian Pietro Testa è quello del flacone sul quale spicca la scritta a carattere maiuscolo "TNT", sigla della dinamite. Un elemento che evoca gli atti dinamitardi e violenti degli anni di piombo su cui da inviato ha lavorato e indagato a lungo. Ma è anche un riferimento sintomatico della carica esplosiva insita in un'attitudine che punta a far esplodere maschere e impalcature fuorvianti per andare a cercare pepite di verità nascoste.
Libero pensatore, dissacrante e irriverente, l'autore parte da riferimenti colti - d'arte, poesia e attualità - ribaltando i canoni e offrendo interpretazioni inaspettate. Come nel caso della sua "Ultima cena", dove undici personaggi su tredici sono donne. O di tavole con protagonisti carabinieri o simboli legati a forme di lotta, dove riecheggiano i temi di indagini da lui portate a termine nel profondo delle trame più oscure della storia italiana. Una carrellata di opere che si contraddistingue per un anticonformismo acuto, ironico e beffardo. Ma sempre pregno di umanità.