Fino al 23 giugno 2024, a Venezia, la collettiva "Hovering" presenta 13 artisti internazionali che si esprimono attraverso il linguaggio della pittura, dell'installazione, del video, della fotografia, del disegno, della scultura.
Opera di Marta Roberti |
Per la seconda mostra nel nuovo spazio veneziano, Capsule Venice è lieta di presentare "Hovering", una collettiva con i lavori di: Morehshin Allahyari, Ivana Bašić, Leelee Chan, Nicki Cherry, Sarah Faux, Elizabeth Jaeger, Emiliano Maggi, Lucy McRae, Kemi Onabulé, Catalina Ouyang, Bryson Rand, Marta Roberti e Young-jun Tak, a cura di Manuela Lietti.
Per la maggior parte di questi artisti si tratta della prima collaborazione con Capsule, a sottolineare l'impegno e la vocazione della galleria nell’agire come incubatore di ricerca, piattaforma per talenti emergenti, nonché nell’essere uno spazio aperto alla promozione di nuove sinergie con artisti ma anche altre istituzioni.
Attraverso i linguaggi di pittura, installazione, video, fotografia, disegno e scultura, le opere in mostra, per lo più nuove commissioni, riflettono sul senso di indefinitezza, sinonimo della dimensione contemporanea. Il titolo della mostra, "Hovering", il cui uno dei significati è “in bilico", fa riferimento all’idea di sospensione tra compiuto e incompiuto, tra essere e divenire, tra potenziale latente e manifestazione evidente insita nelle pratiche di artisti che individuano nella dimensione liminalelegata a genere, corpo e spazio l’impronta della nostra contemporaneità.
Le forme di “in-betweenness” (essere tra) presentate sono molteplici e non mirano a risolversi necessariamente in un’unica sintesi; attivano una dialettica circolare in cui ambivalenza e contingenza sono il registro ontologico per eccellenza. Il corpo, uno dei motivi ricorrenti della mostra, considerato a livello microscopico o macroscopico, diretto o indiretto, non è semplicemente un contenitore: è una membrana semipermeabile capace di espandersi, adattarsi ed esistere simultaneamente come Sé e Altro.
È portatore di istanze fisiche e metafisiche, è posto al confine tra tipico e atipico, tra implicito ed esplicito, sfidando la logica che determina la scissione tra universale e personale.
Il corpo/individuo inteso come prototipo, para-spazio, frontiera, interfaccia ibrida de-colonizzata da preconcetti è il punto di partenza di questa ricerca che sottolinea il valore intrinseco dell'indefinitezza in quanto spazio d'indagine filosofica ma anche modalità esistenziale e d'azione.