La pandemia, la vita e i progetti di una giovane donna determinata, la violenza domestica che irrompe nella sua famiglia, la forza di liberarsi e liberare, il desiderio di affrancarsi e l'amore. C'è tutto questo ed anche oltre in "Quel bisestile", racconto d'esordio di Antonella Mandarino.
Antonella Mandarino |
«Tutto scorreva. Era necessario che scorresse, almeno allora. Rallentare, fermarsi nello scorrere tumultuoso del tempo, per me avrebbe significato avere momenti disponibili per ripensare a quei mesi vissuti, colpevolizzandomi per non essere stata in grado di gestire con la razionalità la situazione. Forse mi ero lasciata trasportare dalla corrente. D’altronde è così che funziona, no? Quando ci sono di mezzo i sentimenti, ci si lascia assorbire come da un vortice, ci si fa risucchiare dall’impeto della tempesta. È bello navigare tra i flutti come in un mare a volte in quiete, a volte agitato. Mi piace pensare che quelle onde siano brividi, sensazioni, ciò che ciascuno di noi prova lasciandoci travolgere dall’amore, con le sue maree alte e basse, proprio come il mare. E il marinaio esperto lo sa, che si deve attraversare anche la tempesta, e se è possibile evitare di naufragare».
È questo l’incipit di “Quel bisestile”, racconto di esordio, condensato in 110 pagine, di Antonella Mandarino, giovane autrice di talento, dato alle stampe da Giammarino Editore.
La voce narrante è quella della protagonista Serena, una ventitreenne, studentessa di Lettere. Una vita sospesa, come tanti meridionali fuori sede, tra la dinamicità della Capitale, che l’ammalia con il suo fascino architettonico, la storia, e dove frequenta l’università ed i legami familiari, il calore, i colori e i sapori della terra di origine, la Calabria. E poi c’è Napoli, dove vive la migliore amica della protagonista, Natalia, con la genuinità della sua gente, la vivacità dei vicoli e delle botteghe. Una città che sarà il suo rifugio e la rinfrancherà nei periodi più duri.
La vita di Serena è segnata sin dall’infanzia da un problema di salute, che ne mina tranquillità ed abitudini. Ma dinnanzi alle difficoltà non si arrende. Apprende sin troppo presto che tante volte per affrontare la vita, occorrono coraggio e forza. È determinata, non molla, eccelle negli studi, conquista i suoi spazi, stringe amicizie importanti.
È una ragazza, comunque che si affaccia alla vita, con la freschezza dei suoi anni e con gli occhi sognanti.
«Da quando avevo iniziato a frequentare l’università, ormai tre anni prima, avevo capito che i viaggi più belli della mente si fanno proprio sul bus, che sia per un tragitto breve o lungo, per lavoro o per piacere. È lì, nello spazio di qualche centimetro, che nascono le riflessioni più importanti, più belle, più vere. È come se, bruciando chilometri e distanze, ci si liberasse dai vincoli che trattengono la nostra mente ben salda sulla terra. Così ci si lascia trasportare, è il flusso dei pensieri annulla la realtà che ci circonda proiettandoci altrove, mentre davanti si vede solo l’asfalto, il solito ingorgo, le deviazioni ormai note, o solo l’azzurro».
Sogna di «diventare un’insegnante di letteratura italiana, di tentare magari il percorso accademico, e diventare una brava scrittrice».
Procede spedita verso i suoi obiettivi. Nella sua vita irrompe l’amore, la passione, che va oltre la razionalità.
«Quella vibrazione, quel battito, quei brividi, avevano un nome: Emanuele»
È una relazione intensa, ma anche sofferta, va oltre ciò che ha letto nei romanzi o nell’universo poetico che credeva le avessero rivelato la realtà complicata dei sentimenti.
«Ho preso un colpo di quelli che un po’ l’anima te l’ammaccano. E che fa terribilmente male. Soprattutto quando ancora scotta, quando la ferita è così aperta che non basterebbero centinaia di punti a rimarginarla. Non avevo mai sofferto così tanto per amore».
Un’altra contingenza sovverte la vita della protagonista, come a livello planetario ha fatto per tutti, l’avvento della pandemia.
Serena rientra nella sua regione e deve misurarsi con una dura realtà. Senza che lei lo abbia colto, la relazione tra i suoi genitori è degenerata: il padre irascibile riversa le sue frustrazioni sulla moglie.
Il lockdown peggiora la situazione. Serena e la madre toccano il fondo. Serena chiede sostegno alla sua amica Natalia. Confida le sue preoccupazioni ed il suo dolore al fratello Lorenzo che vive e lavora in Inghilterra, ma non manca di correrle in soccorso appena possibile. Vigono le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria.
«I giorni che passarono con Lorenzo furono più leggeri e semplici da affrontare. Papà non parlò moltissimo con lui, ma in realtà era mio fratello che lo rifiutava. Era tornato per stare con mamma e per sollevarla. Finalmente non ci furono più urla in casa, e sembrava tutto quasi come prima che l’uragano della violenza si abbattesse su di noi».
È una pace illusoria. Serena attinge a tutte le sue recondite energie. Subentra la forza del riscatto, della volontà di andare oltre, di abbracciare nuovamente la vita. La protagonista e la madre si danno una nuova possibilità. Le carte del destino devono essere ricomposte…
“Quel bisestile”, è un monito alle tante donne confinate in casa dalla pandemia a non arrendersi, è un messaggio di speranza e di rivalsa. Ma è anche la visione di una giovane donna che si trova a fare i conti con i problemi dell’età adulta: l’amore, il lavoro, la necessità di affermarsi nella vita, la necessità di diventare punto di riferimento per gli altri e la forza di esserlo.
È un racconto arricchito da riferimenti letterari. Emerge lo spessore di un’autrice colta. La scrittura è trascinante, dove condurrà spetterà al lettore scoprirlo.
Note biografiche dell'autrice
Antonella Mandarino, all’anagrafe Maria Antonietta, classe ’99, nasce a Chiaravalle Centrale in provincia di Catanzaro. Dopo aver conseguito il diploma in sistemi informatici aziendali, continua i suoi studi in materie umanistiche presso l’Università della Calabria, dove si laurea in Lettere e Beni Culturali. L’amore per l’arte, musica e teatro alimentano il suo sogno di diventare un’insegnante di Letteratura Italiana.
Maria Patrizia Sanzo