Come avviene da oramai più di dieci anni in occasione delle festività natalizie, i Musei Civici d’Arte Antica - Istituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare, promuovono al Museo Davia Bargellini un evento espositivo dedicato all’arte presepiale tradizionale.
Nel contesto di questo atteso appuntamento, giovedì 6 dicembre alle ore 18.30, alla presenza di monsignor Matteo Maria Zuppi, arcivescovo metropolita di Bologna, e Matteo Lepore, assessore alla Cultura e Promozione del Comune di Bologna, si inaugura la mostra Presepi genovesi del Settecento dal Museo Giannettino Luxoro, organizzata con i Musei Civici di Genova, a cura di Mark Gregory D’Apuzzo, Simonetta Maione e Giulio Sommariva, con l’apporto di Fernando e Gioia Lanzi.
L’iniziativa, visibile dal 7 dicembre 2018 al 20 gennaio 2019, si inserisce nel ciclo di mostre che pone a confronto scuole presepiali di aree regionali diverse, a documentare la straordinaria diffusione di questo specifico tipo di produzione artistica in Italia. Dopo la fortissima tradizione napoletana, che, attraverso la “Scarabattola” della Collezione di Gianfranco Bordoni, è stata tema dell’esposizione del 2008, quest’anno è oggetto di attenzione la grande scuola di Genova, città che fin dalla prima metà del XVI secolo si è affermata come uno dei centri più attivi nella produzione di figure da presepe, accanto a Napoli e Bologna.
Accanto alla ricca collezione del Museo Davia Bargellini - la più ampia, sia numericamente che qualitativamente, di statuine in terracotta policroma dei secoli XVIII-XIX presente in città - l’esposizione consente al pubblico di ammirare due gruppi presepiali databili fra la seconda metà e la fine del XVIII secolo, provenienti dalle raccolte del Museo Giannettino Luxoro di Genova, rappresentativi dell’altissima qualità esecutiva raggiunta nella produzione di questo particolare tipo di scultura, generalmente di destinazione domestica, di ridotte dimensioni, ma di grande pregio.
Gli esemplari selezionati per l’allestimento, ricostruito con accurata attenzione filologica, sono riconducibili alle due principali varianti compositive rappresentate nella tradizione del capoluogo ligure: da una parte statuette in legno scolpite a tutto tondo e policromate, dall’altra manichini lignei articolati, parzialmente policromati, e rivestiti con abiti in splendido tessuto, testimonianza della grande manifattura tessile cittadina.
Il primo gruppo, in legno interamente intagliato e policromato, è datato al 1763, anno riportato sotto una base, unitamente alla scritta “Neue”, forse riconducibile alla firma di un ignoto artefice o ad un committente/proprietario. Propone una rara tipologia di figure da presepe genovese, prossima alla tradizione delle grandi casse processionali diffuse in tutto il territorio dell’antica Repubblica di Genova. Se più ricorrente è infatti la tipologia di statuette di dimensioni fra i 30 e i 50 cm di altezza, gli esemplari che compongono l’insieme in mostra, di piccole dimensioni (fra i 15 e i 20 cm), costituiscono una rarità non solo per la tecnica utilizzata, ma anche per la completezza del gruppo, con la Sacra Famiglia, l’asino, il bue e figure maschili e femminili di pastori.
Il secondo è invece composto da manichini di dimensioni superiori, anche esse in legno intagliato a tutto tondo, rivestiti di abiti in stoffa, finemente cuciti, ricamati e rifiniti, e accessoriate con dettagli di preziosa manifattura, riconducibili all’impronta della scuola di Anton Maria Maragliano, titolare della più attiva e prestigiosa tra le botteghe di intagliatori genovesi tra XVII e XVIII secolo. Straordinarie le figure del corteo dei Magi, una vera parata di potenti in miniatura, che dovevano manifestare la ricchezza dei loro aristocratici proprietari, committenti e collezionisti.
Alcune figure di questa composizione, il Pastore vestito di pelliccia con il bastone, il Soldato vessillifero, il Soldato con sciabola, il Cavallo morello, sono attribuibili alla bottega di Pasquale Navone, autore di una vasta produzione di sculture in legno a carattere religioso e devozionale nella seconda metà del XVIII secolo. Questo tipo di statuine, rispetto a quelle totalmente in terracotta della tradizione bolognese, corrispondevano meglio alle esigenze spettacolari del presepe barocco, rendendo possibile, attraverso la sostituzione degli abiti o degli accessori, una continua intercambiabilità dei personaggi e allestimenti scenografici di grande suggestione sempre diversi.
La mostra è quindi l’occasione per conoscere più a fondo le caratteristiche della tradizione presepiale genovese, le sue specificità tecniche, le tipologie dei suoi “figuranti”, le identità dei suoi più abili artefici.
A differenza della produzione presepiale napoletana, in cui le statuette sono costituite da manichini con la testa in terracotta dipinta, le estremità preferibilmente in legno, l’anima di ferro dolce e il riempimento di stoffa, poi debitamente abbigliate con costumi e accessori veri, le figure sia del presepe bolognese che genovese sono interamente realizzate in un unico materiale: alla modellazione in terracotta della plastica bolognese si sostituisce la scultura in legno, evidentemente un materiale di più facile reperibilità nell’ambiente e nelle colline genovesi.
In concomitanza non casuale con la mostra al Museo Davia Bargellini, l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova presenta un allestimento di figure presepiali realizzate da Pasquale Navone provenienti dalle civiche collezioni del Museo Giannettino Luxoro che, al pari di quelle esposte a Bologna, si distinguono per l’eccezionalità nella qualità di intaglio e laccature e nello stato di conservazione dei costumi.
Due preziose iniziative che avvicinano le città di Bologna e Genova nella simbolica ricreazione dell’atmosfera di gioia intorno alla nascita di Gesù, nel segno della comune tradizione storico-artistica di eccellenza nell’arte presepiale.
L’esposizione Presepi genovesi del Settecento dal Museo Giannettino Luxoro è accompagnata da una pubblicazione, a cura dei Musei Civici d’Arte Antica - Istituzione Bologna Musei, che contiene prefazioni istituzionali di Massimo Medica e Gloria Piaggio, con testi di Mark Gregory D’Apuzzo, Giulio Sommariva e Simonetta Maione, Fernardo e Gioia Lanzi.La mostra è a ingresso libero.